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Quando il figlio Daniel inizia a mostrarsi scostante, indolente, diverso da com'è sempre stato, sua madre comincia a preoccuparsi, tenta di comprendere, di parlarne col marito, ma ogni volta deve ricacciare indietro i suoi timori e i suoi sospetti, fino a che l'evidenza le dimostrerà che il figlio è ormai perduto, rubato al mondo dalla droga. Eppure, nonostante tutto, continuerà a credere e a combattere per salvarlo. Dopo anni d'inferno, finalmente riesce a convincerlo ad andare nella comunità che la sua cara amica Virginia ha creato per accudire ragazzi problematici: non solo tossicodipendenti ma anche "pazzotti", come si chiamano tra di loro. Purtroppo, però, alcune storie finiscono bene, altre finiscono e basta. Quando tornerà per riprendere Daniel e accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, sarà lei a fermarsi: a fermarsi in quei luoghi e tra quelle persone che sono rimaste con lui fino alla fine, alla ricerca di risposte, di comprensione, alla ricerca di una ragione per tutto ciò che è accaduto. "Io ho una idea della bellezza che è tutta mia: è bello ciò che io penso di aver reso bello. È bello, importante e sublime ciò che è stato portato a compimento con amore per opera mia. Anche i figli che hanno sbagliato la strada e non tornano a casa sono belli. Per questo potremmo cercare mille cause, dare la colpa a mille volti, a mille incontri sbagliati. Oggi siamo le madri di tutti i dubbi. Io nei miei dubbi vorrei provare ancora ad essere felice."